
Introduco questo articolo segnalando che le informazioni che troverete enunciate non sostituiscono una valutazione medica. L’articolo ha uno scopo prettamente didattico per studenti, cittadini e professionisti. In caso di ematuria o disturbi ad essi correlati, una ricerca sul web non può sostituire una valutazione clinica. Contatta il tuo medico.
Il test di Guyon, o prova dei tre bicchieri…
L’ematuria, ovvero la presenza di sangue nelle urine, rappresenta un sintomo comune ma clinicamente significativo che può indicare una vasta gamma di condizioni, dalle infezioni urinarie a patologie renali gravi o neoplasie urologiche. Una delle tecniche più semplici e classiche per valutare la sede dell’ematuria è la cosiddetta “prova dei tre bicchieri”, nota anche come Test di Guyon. Questo test, ideato nel XIX secolo dal medico francese Jean Casimir Felix Guyon, consente un primo orientamento diagnostico sulla localizzazione del sanguinamento lungo le vie urinarie.
Storia del Test e del suo ideatore…
Félix Guyon (1831–1920) è stato un celebre chirurgo francese, considerato uno dei padri fondatori dell’urologia moderna. Nato a Saint-Denis, studiò medicina a Parigi, dove sviluppò un forte interesse per le malattie del tratto urinario.
Guyon fu un innovatore nella diagnosi e nel trattamento delle patologie urologiche. Inventò diversi strumenti, tra cui il catetere di Guyon e contribuì alla comprensione dell’anatomia e fisiologia del sistema urinario. Fu anche professore alla Facoltà di Medicina di Parigi e fondò nel 1907 la prima scuola di urologia.
Il suo nome è ricordato in varie strutture e pubblicazioni mediche, tra cui l’Istituto Guyon, dedicato alla ricerca e alla cura in urologia.
Anche se oggi disponiamo di sofisticate indagini strumentali come l’ecografia, la TC con mezzo di contrasto e la chirurgia endoscopica (cistoscopia), il test dei tre bicchieri mantiene una sua rilevanza clinica, specialmente in contesti ambulatoriali o nei casi in cui le risorse diagnostiche siano limitate.
Obiettivo del Test…
Il test di Guyon è finalizzato a determinare la sede dell’ematuria attraverso la distribuzione del sangue nei vari momenti della minzione. Esso distingue tra ematuria iniziale, terminale e globale, consentendo al professionista di formulare una prima ipotesi sull’origine del sanguinamento.
Come si esegue...
La prova dei tre bicchieri si esegue chiedendo al paziente di urinare consecutivamente in tre contenitori distinti, senza interrompere il flusso urinario:
- Primo bicchiere: raccoglie l’urina iniziale.
- Secondo bicchiere: contiene l’urina intermedia.
- Terzo bicchiere: raccoglie l’urina terminale.
Questi tre campioni vengono poi analizzati visivamente e/o con esami di laboratorio per valutare la presenza e la concentrazione di eritrociti.
Interpretazione dei Risultati
L’interpretazione si basa sulla distribuzione dell’ematuria nei tre campioni:
- Ematuria iniziale: sangue presente solo nel primo bicchiere. Indica un’origine uretrale, spesso legata a traumi, uretriti o neoplasie dell’uretra.
- Ematuria terminale: sangue presente solo nel terzo bicchiere. Suggerisce un’origine vescicale, tipica di cistiti, neoplasie della vescica o calcoli vescicali.
- Ematuria totale: sangue presente in tutti e tre i bicchieri. Implica un’origine alta, cioè a livello dei reni o degli ureteri. È comune in glomerulonefriti, pielonefriti, neoplasie renali o calcolosi delle vie urinarie superiori.
- Ematuria intermittente o irregolare: distribuzione casuale del sangue. Può indicare sanguinamenti discontinui o multiple fonti patologiche.
Esempio Clinico
Un uomo di 55 anni si presenta con macroematuria episodica e senza dolore. Alla prova dei tre bicchieri si osserva sangue in tutti i campioni. Questo orienta il medico verso una patologia renale o ureterale. Gli accertamenti successivi (ecografia, TC addome-pelvi con mdc) confermeranno la patologia neoplastica di origine renale.
Vantaggi del Test
- Semplice, rapido e non invasivo.
- Non richiede attrezzature complesse.
- Utile in ambienti con risorse diagnostiche limitate.
- Utile al professionista per direzionare le sue indagini diagnostiche
Limiti e Considerazioni
- Non sempre l’origine del sanguinamento è chiara, soprattutto in casi di ematuria intermittente.
- Il test non distingue tra cause benigne e maligne.
- Non sostituisce esami diagnostici avanzati.
- Può essere facilmente falsato.
Ruolo del Personale Sanitario
L’infermiere può avere un ruolo fondamentale nella preparazione e nell’assistenza al paziente durante il test, garantendo una corretta raccolta dei campioni e segnalando eventuali anomalie cliniche. Inoltre, il personale sanitario può educare il paziente su come evitare contaminazioni e sulla necessità di riferire sintomi associati (bruciore, febbre, dolori lombari).
Il ruolo dell’infermiere è inoltre fondamentale nell’educazione sanitaria e nell’indicazione al paziente del giusto professionista da consultare in caso di test positivo.
Associazione ad altri Test Diagnostici
La prova dei tre bicchieri può essere completata con:
- Esame urine completo: per confermare la presenza di eritrociti, cilindri o segni di infezione.
- Urinocoltura: in caso di sospetta infezione.
- Citologia urinaria: per ricerca di cellule tumorali.
- Ecografia e TC: per identificare masse, calcoli o anomalie strutturali.
- Cistoscopia: per una valutazione diretta della vescica e dell’uretra.
Indicazioni Cliniche
Il test di Guyon, nonostante stia iniziando a cadere sempre più in disuso nei sistemi sanitari occidentali (per la presenza di test molto più sensibili), è indicato in presenza di:
- Ematuria macroscopica o microscopica.
- Infezioni urinarie ricorrenti.
- Sospetta urolitiasi.
- Sintomatologia urinaria non spiegata.
- Controllo post-terapia in pazienti con neoplasie urologiche.
Conclusioni
Sebbene considerato un test “storico”, la prova dei tre bicchieri conserva un ruolo prezioso nella pratica clinica quotidiana. Essa permette una valutazione iniziale dell’ematuria in modo economico, rapido e sicuro. In un’epoca dominata dalla diagnostica ad alta tecnologia, il test di Guyon ci ricorda l’importanza dell’osservazione clinica e della semeiotica nella medicina di qualità.
Educare il personale sanitario e i pazienti all’utilizzo corretto di questa metodica può ancora oggi migliorare significativamente la gestione delle patologie urologiche, in particolare nei setting ambulatoriali e in contesti a basso impatto tecnologico.
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