l diritto allo sciopero è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana (art. 40), che lo riconosce a tutti i lavoratori. Questo diritto è stato ulteriormente rafforzato dalla legge n. 146/1990, che ha stabilito che lo sciopero è un diritto inviolabile e che non può essere limitato se non per motivi di tutela dell’ordine pubblico o della sicurezza nazionale.
Il diritto allo sciopero si applica anche agli infermieri di sanità pubblica. Tuttavia, in questo caso, è necessario tenere conto di alcuni aspetti specifici, legati alla natura dei servizi sanitari e alla tutela dei diritti dei pazienti.
I presupposti dello sciopero
In Italia, lo sciopero può essere proclamato da una o più organizzazioni sindacali, rappresentative o meno. La proclamazione deve essere fatta per iscritto e deve indicare la data, l’ora e la durata dello sciopero.
Lo sciopero è valido se è stato votato dai lavoratori interessati con una maggioranza di almeno il 50% + 1.
I servizi essenziali
La legge n. 146/1990 prevede che lo sciopero non possa avere luogo in determinati settori, definiti “servizi essenziali”. I servizi essenziali sono quelli che, se sospesi, possono arrecare un grave pregiudizio alla collettività.
Tra i servizi essenziali rientrano anche i servizi sanitari. In particolare, sono considerati servizi essenziali i seguenti:
- L’assistenza ospedaliera, domiciliare e ambulatoriale
- La continuità assistenziale
- L’emergenza-urgenza
- I servizi di prevenzione e di sanità pubblica
Le prestazioni minime
In caso di sciopero in un servizio essenziale, gli scioperanti sono tenuti a garantire le prestazioni minime previste dalla legge. Le prestazioni minime sono quelle necessarie a garantire la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.
In particolare, le prestazioni minime per gli infermieri di sanità pubblica sono le seguenti:
- L’assistenza ai pazienti in condizioni di emergenza
- L’assistenza ai pazienti in condizioni di fragilità
- Le attività di prevenzione e di sanità pubblica
In questo caso si procederà alla precettazione dei dipendenti che devono garantire le prestazioni minime.
La precettazione
Dal punto di vista legale, la precettazione è un provvedimento amministrativo che impone a un lavoratore di prestare servizio in occasione di uno sciopero. La precettazione è consentita solo in caso di servizi essenziali, come i servizi sanitari.
In particolare, la legge n. 146/1990 prevede che la precettazione possa essere disposta dal Prefetto, su richiesta del Ministro della salute o del Presidente della Regione, in caso di sciopero in un servizio essenziale.
La precettazione deve essere motivata e deve indicare le prestazioni che il lavoratore è tenuto a svolgere. Le prestazioni devono essere necessarie a garantire la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.
La giurisprudenza italiana ha chiarito che la precettazione è un provvedimento che deve essere utilizzato con cautela. In particolare, il Prefetto deve valutare attentamente la necessità di disporre la precettazione e deve garantire che le prestazioni imposte non arrechino un pregiudizio grave alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.
Nel caso degli infermieri di sanità pubblica, la precettazione può essere considerata corretta solo se risponde ai seguenti requisiti:
- La precettazione deve essere motivata da un’esigenza di tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. In particolare, la precettazione deve essere giustificata da un’immediata esigenza di assistenza ai pazienti in condizioni di emergenza o di fragilità.
- Le prestazioni imposte devono essere proporzionate al fine perseguito. In particolare, le prestazioni non devono arrecare un pregiudizio grave alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.
- Le prestazioni imposte devono essere rese in condizioni di sicurezza. In particolare, i lavoratori devono essere adeguatamente formati e addestrati per svolgere le prestazioni richieste.
Ecco alcuni esempi di situazioni in cui la precettazione di un infermiere di sanità pubblica può essere considerata corretta:
- In caso di emergenza sanitaria, come un’epidemia o un’emergenza climatica.
- In caso di grave carenza di personale, che possa mettere a rischio la salute e la sicurezza dei pazienti.
- In caso di necessità di garantire la continuità assistenziale a pazienti fragili, come neonati o anziani.
Le sanzioni
Lo sciopero abusivo, cioè quello proclamato in violazione della legge, è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda fino a 2.065 euro.
La giurisprudenza
La giurisprudenza italiana ha chiarito che il diritto allo sciopero degli infermieri di sanità pubblica è subordinato al rispetto di alcuni principi fondamentali, tra cui:
- Il principio della proporzionalità. Lo sciopero deve essere proporzionato al fine perseguito. In particolare, non deve arrecare un pregiudizio grave alla tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.
- Il principio della tutela dei diritti dei pazienti. Gli scioperanti sono tenuti a garantire le prestazioni minime necessarie a tutelare la salute e la sicurezza dei pazienti.
- Il principio della trasparenza. I lavoratori interessati devono essere informati in anticipo dell’imminente sciopero.
La situazione attuale
In Italia, il diritto allo sciopero degli infermieri di sanità pubblica è un tema controverso. Da un lato, c’è chi sostiene che questo diritto sia fondamentale per garantire la tutela dei diritti dei lavoratori e per promuovere il confronto sindacale. Dall’altro lato, c’è chi sostiene che lo sciopero in un servizio essenziale, come la sanità, possa arrecare un grave pregiudizio alla salute e alla sicurezza dei cittadini.
Nel corso degli ultimi anni, si sono verificati numerosi scioperi degli infermieri di sanità pubblica, in particolare in occasione di campagne salariali o di proteste contro la carenza di personale.
In futuro, è probabile che la questione del diritto allo sciopero degli infermieri di sanità pubblica continuerà a essere oggetto di dibattito.